Are you gonna be the one who saves me?
05 febbraio, 2007
Redivivo...
...Ma non troppo, dopo una Domenica passata a scrivere articoli, a lavorare nonostante l'obbligo formale alla pausa quindicinale. Necessaria a trasformare un contratto a tempo determinato in un altro a tempo determinato.
Mi ritrovo a quest'ora un po' perso davanti al monitor, cercando di liberarmi senza successo di questa vecchia abitudine, nella quale dopo una giornata passata a leggere (testi universitari preprando un esame per esempio) sentivo il bisogno di mettere le cuffie e con qualche canzone in testa fuggire dal silenzio notturno, inquietato da silenziosi pensieri che si scontrano tra di loro e fanno riflettere.
Oggi non ho letto moltissimo, ho principalmente "prodotto", ma come sempre il sottile equilibrio della quotidianità barcolla se lo sguardo volge un po' più in là del solito.
Avanti o indietro che sia.
Mi ritrovo ancora una volta con qualcosa di stretto addosso, che ovviamente si tratta della solita quotidianità.
E mi ritrovo ancora una volta a chiedermi se sia davvero il caso di guardare le stelle, sospirare, e pensare che domani sarà un giorno migliore.

Il pensiero va a mete lontane, luoghi esotici nuovi e "inediti". Un voucher Alitalia a pochi centimetri dalla mano sinistra, Internet nella mano destra. Praticamente non manca nulla per riempire uno zaino in gran fretta e partire senza dire niente a nessuno, con una macchina fotografica al collo, l'iPod nelle orecchie e la sola speranza di trovare la forza per tornare.
È tutto come una scatolone di cartone, di quelli che da piccoli si usavano per giocare. Ci infilavamo lì dentro, aprivamo a fatica un buco con delle forbici e spiavamo il mondo là fuori. Poco più di un salotto o una camera dei giochi.
Anche oggi con il mouse al posto delle forbici mi ritaglio dei piccoli buchi nella quotidianità, ma se prima anestetizzavo l'opprimente senso di chisura con la necessità di prendere la laurea, oggi un contratto per una TV privata come co-autore mi sembra quasi una scocciatura. Un ennesimo "lacciuolo" che da un lato mi trattiene e dall'altro m'inganna, rinviando solo di qualche mese la cannonata.
Mi immagino un po' come in Jules Verne, con il suo cannone che può sparare fin sulla luna, e un po' come La Donna Cannone che vola via e non torna più.

Questa notte non dormo perché so che non accadrà. C'è chi ha paura del buio, dei luoghi troppo chiusi o troppo aperti. Forse io ho solo paura di non farcela a trovare un posto che mi appartiene. Una mattonella quadrata, di quelle che ci salti dentro alla Jack Nicholson in "qualcosa è cambiato", e non la solita riga che ti fa stare a metà tra una cosa e l'altra, che ti costringe a guardarti i piedi scordando che davanti c'è tutta una strada da percorrere, saltando o camminando poco importa.

E magari riuscire a guardare negli occhi le persone, scoprendo che una di queste potrebbe stare con te tutta una vita.
Ma, con la solita frase fatta, "questa è un'altra storia".
 
posted by Stefano at 02:32 | Permalink | 2 comments