Giusto oggi riflettevo sulla stranezza del mondo, e di come "viviamo" la tecnologia.
È recente la notizia che il volto umano sulla superficie di Marte sia stato in realtà frutto di fantasia e giochi di luce, vittima di un istinto primordiale che ci fa cercare "un volto" ogni volta troviamo una forma non facilmente distinguibile.
E ricordo con notevole suggestione un numero di Focus che raccoglieva gli oggetti più impensabili, fotografati in modo tale da farci ricordare uno stilizzatissimo volto dalle più pittoresche espressioni. Anche una pubblicità Telecom ha cavalcato quest'onda di "ricerca del volto amico", fotografando facciate di palazzi e villini dai volti improbabilmente umani.
E quello che mi sono accorto di vivere -lo so alla veneranda età di 27 anni suona un po' da tardoni- è come traspare un volto, un tono di voce, a volte un'espressione da una semplice sequenza di parole, accentuate dall'uso particolare (ogn'uno ha un suo tocco) della punteggiatura.
Succedeva ai nostri nonni con le lettere, metafora svelata senza pudore in film e cartoni animati (mitiche le lettere scritte a Lady Oscar con la voce del mittente in sottofondo), i quali leggendo appassionate righe narrative riascoltavano la voce di chi scriveva, con flessioni, tremolii e pause date.. da semplici puntini virgole o altri segnetti che costituiscono la punteggiatura.
La storia si ripete quotidianamente con MSN, che arricchito di "emoticon" riesce a stravolgere il senso delle frasi e farci sorridere non per la faccina in sè, ma per il volto immaginario del nostro interlocutore, che vediamo proiettarsi virtualmente sullo schermo.
Anche un normalissimo messaggio sul cellulare, "vulgarmente" chimato SMS, ripercorre e recita nella nostra testa un insieme di espressioni, toni di voce, gestualità del corpo che ricordiamo scorrendo le parole che lo compongono. Un esclamativo di troppo, una parola che usiamo sempre trasmette a chilometri e ore di distanza un pensiero, una proiezione di noi stessi, astrattamente intenti a guardare negli occhi il destinatario, aiutandolo a comprendere quello che stiamo dicendo.
Trovo che questa proiezione sia molto interessante, e raccolga l'essenza del "me" che possediamo del nostro interlocutore.
Insomma rispolverando Pirandello, ogni volta che inviamo un SMS torna in vita uno dei "centomila" che proiettiamo quotidianamente.
E se qualcuno avesse la capacità e l'intenzione di raccontarlo senza condizionamenti, vedremmo uno dei "centomila" ritratti che ci appartengono. Ammesso che poi conoscerlo sia bello quanto il fenomeno in sè.
Bella riflessione, ma non ho capito la faccenda delle ultime righe, quelle staccate...!