Are you gonna be the one who saves me?
27 agosto, 2006
Tanto tempo fa?In una galassia lontana lontana?!
Ladies and gentlemens, l'estate è giunta al termine.
Sembrava ieri che sbraitavo davanti al monitor, contando i minuti tra me e il primo agosto, ed eccomi qui, con in mano una manciata di giornate perse e dimenticate nella quotidianità vacanziera. O forse nell'empietà del mio senso di vivere, che poco alla volta diventa senso di esistere.
Ho celebrato la conclusione della mia ventisettesima estate con un week-end al circeo, di quelli "cotti e mangiati" in meno di 10 minuti.
In realtà sarei dovuto stare qui a casa, a studiare, perché il 5 ho un esame all'uni. Il penultimo. Ma alle 9 di ieri mattina il Gattone mi ha chiamato, stava a Roma e non aveva ancora disfatto il valigione (ampio terrazzato, doppi servizi) che si era portato in vacanza su e giù per il globo. E voleva andare al Circeo, promettendo una ponzata vip da trentasei ore, sulla sua barca, bevendo vino, guardando bikini altrui e facendo un po' di sane chiacchiere.
Come rifiutare?
Doveva venire anche il Cantautore, ma ha dato forfait, causa forza maggiore (la donna). Forse quando saremo innamorati e fidanzati gli daremo ragione. Per ora, da single, faccio fatica a farlo.
Questo brevissimo ma tuttosommato intenso weekend (c'è di mezzo una supercoppa persa, ma lasciamo perdere) ha risvegliato in me ricordi di vecchie vacanze, passate a calpestare gli stessi luoghi, a guardare gli stessi posti, a sentire gli stessi odori. Se Balduina ci ha cresciuto come una madre, per noi la mitologica maga Circe è una zia che non sente il peso degli anni, solo un po' quello del traffico e degli assessori a caccia di soldo facile.

Dopo un brevissimo trasferimento in duo (preceduto da uno zaino fatto in fretta e furia), io con la mia bestiola, il Gattone con la sua -che ha due ruote in più ma corre quasi uguale- abbiamo fatto una fugacissima sosta alla villa, e ci siamo diretti al porto per vedere la barca, dare un'occhiata al bollettino meteo, e capire che aria tira il 26 Agosto al Circeo. E scopro con un certo stupore che ogni diportista che paga (non poco) un posto barca in quello pseudo-porto deve anche avere a che fare con un nugolo di persone che, solertemente incaricate dal Comune di non so dove, si preoccupano di far pagare due euro l'ora ad ogni auto posteggiata, o sei euro al giorno se si va fuori. Praticamente chi se ne va in vacanza 7 giorni in barca deve anche fare i conti con questi tizi che non fanno altro che riscuotere, visto che il posteggio non è minimamente custodito ma solo ripitturato di blu.
Quant'era bello da piccoli, ci vedevamo lì dopo che eravamo stati in paese, le strisce erano bianche, il bar vendeva birre, e non era raro addormentarsi in auto e risvegliarsi senza rompicoglioni la mattina dopo, per tornare a casa guidando zig-zag tra le mammine che facevano la spesa a La Cona.
Il bollettino meteo sembrava una raccolta di notizie Ansa su Beirut 1975, ma abbiamo fatto finta di niente e abbiamo detto "dai domattina si va a Ponza!".
Unica nota di vero colore l'insopportabile tizia cicciona (sì cicciona, al diavolo i termini politically correct) che non sapeva fare il suo lavoro e stava lì sicuramente per grazia di qualche parente al comune/regione o chissà dove. Il suo compito era fregare i due euro l'ora dando il meno resto possibile, e mettendoci il maggior tempo possibile. Ma che male c'è? Dopotutto lei nella vita non credo possa avere molte altre aspirazioni, e quello è l'unico momento nella sua piatta giornata lavorativa in cui può essere ricordata. E ci riesce, altrimenti non starei qui a parlarne.
Risaliti in macchina (dopo neanche 10 minuti) abbiamo deciso di farci ancora male, e siamo andati verso Saporetti. Il mitico Saporetti.
Anche lì negli anni ci ho passato interminabili giornate a non fare un cazzo, a prendere il sole, a socializzare con ragazze che mai mel'hanno data, mai ho risentito, e che mai mi hanno veramente considerato.
Momenti dolceamari, che per certi versi disprezzo.. ma li ricordo tutti.
Bene, da Saporetti c'era il finimondo. un mare di persone, ombrelloni pieni a vista d'occhio, tanti ragazzi e ragazze coetanei, più grandi, più piccoli. Tatuati, infiocchettati, alcuni Armani, altri Punkettoni.. alcuni che giocavano a Beach, altri che si facevano un mare di canne. Accanto a mamme siliconate e mamme poco curate, che a quell'ora stavano raccattando il marasma di mocciosi che -noncuranti di ceti, status e cagate varie- giocano sempre tutti insieme. Tipiche le scenette familiari "mamma mamma, oggi ho conosciuto un bambino, dice che il papà sta in galera da quando era piccolo e la mamma esce tutte le sere per lavorare, posso andare a casa sua a giocare con le macchinette, tanto c'è la babysitter rumena?"
Risposta scontata.
Menomale che dopo vanno verso la macchina, e rivedi uno spaccato di normalità vacanziera: il papà di famiglia Lacoste che tira fuori con destrezza il suo enorme SUV Audi (merito dei sensori di parcheggio), mentre il bambino agita la mano salutando il suo amico meno fortunato, che dice alla mamma "vieni vieni vieni stop" perché la panda scassata non ha sistemi di parcheggio di nessun tipo. Poi ogn'uno verso casa.
Noi compresi, perché non avevamo il costume e farsi il bagno o una partita di beach era fuori luogo.

Parentesi cena-partita-doccia e siamo di nuovo in carreggiata, questa volta è il turno del Paese.

Ripida salita verso il paese, trafficatissimo, incasinatissimo. Anche lui pitturato di blu, perfino sui muretti.
E anche lui pattugliato da questi esserini insignificanti che anziché starsene a casa a farsi le canne o accudire un bambino cicciottello e rompicoglioni, scassano il cazzo a chi sta al Circeo per riposarsi.
Anche qui non c'è ceto, non c'è status. Non c'è classismo: puoi anche essere Tronchetti Provera, e presentarti con il Ferrari, ma lo scassacazzi di turno viene, e con la prassi già vista al porto ci mette un'ora a darti il resto, un'ora a compilarti quel cazzo di foglietto per la sosta, e neanche ringrazia o saluta. Tanto la macchina lì ce la devi lasciare, e pure se ti manda a fanculo tu i soldi glieli devi dare. Soldi che finiranno in tasca a chissà chi, ma questa è un'altra storia.
Ladies and Gentlemens, il 26 Agosto 2006 il paese del Circeo era affollatissimo e leccatissimo!
Poco importa che le facce erano di sconosciuti -sembra quasi che chi aveva casa qui l'abbia venduta o affittata- il Circeo sembrava rinato, con tante belle ragazze acchittate, inseguite da tanti sfigati che -come me qualche anno fa- le corteggiavano senza mai ricevere nulla in cambio, se non delle sane e amare lezioni di vita.
Corsi e ricorsi storici, e a riguardo mi viene in mente il pallido ricordo dell'ultima puntata de "I ragazzi della Terza C", dove tutta la classe se ne va e saluta i nuovi arrivati che -ironia della sorte- sembrano delle controfigure dei protagonisti che avevamo amato tutte le puntate precedenti. Quasi a voler dire che i protagonisti cambiano, ma la sostanza rimarrà sempre quella.
E così è: ieri le facce stupite di chi lì c'era cresciuto mimavano le facce dei "matusa" che noi, dieci anni fa, incontravamo per le vie del centro. E magari si chiedevano la stessa cosa: "ma chi cazzo è tutta questa gente?!". E smarriti cercavano un volto amico, conosciuto, per chiedergli se era tutto uno scherzo.
Come noi ieri.
Il Circeo cambia, diventa più blu e più vittima di assessori a caccia del soldo facile, ma la sostanza non cambia.
E non cambiano neanche le persone: ho rivisto Gaia, un'amica che passava con noi del gruppo gran parte del tempo. Poi è partita, ha intrapreso la carriera militare.
Ed è cambiata: volto più maturo, voce più impostata. Abbigliamento più curato, ma sempre la stessa: se non la saluti tu per primo puoi anche starle davanti al muso, colcazzo che ti saluta.
E ti rivengono in mente infiniti momenti così stupidamente inutili, che adesso anche ripetuti fino al vomito non ricorderesti mai. Mi vengono in mente quei pomeriggi nuvoli, passati sempre e comunque lì da Saporetti a chiacchierare, a tirarsi la sabbia. A parlare poi di cosa?! Eravamo così piccoli e stupidi che al massimo si parlava di motorini, si spettegolava di quello o quell'altro sfigato in giro. E basta perché a parte la scuola e gli impicci tra tizio e caio non c'era molto da fare.
Ma ricordo con così tanta nostalgia quelle interminabili catene del cuore: dove una amava uno che però era fidanzato con una, che a sua volta gli metteva le corna con un altro che era amato da una amata dal fidanzatino cornuto e così via. Quasi peggio del calciomercato, appena una coppia scricchiolava cominciavano a muoversi le figure sullo scacchiere, creando e distruggendo coppie apparentemente estranee a tutto.
Anche perché all'epoca c'erano le coppie trainanti, e quelle trainate: il migliore amico del trombeur in auge si metteva quasi sempre con la migliore amica della trombeur ammazza-uomini, e quasi sempre o si scioglievano due coppie, o una coppia e un'amicizia.

Ladies and Gentlemens oggi credo di aver definitivamente sotterrato l'illusione che i momenti passati tra amici, a ridere per il gusto di farlo, a bere e scherzare perché ti andava di farlo e non per odiosi ruoli incollati addosso col tempo sono finiti.
Come i ragazzi della Terza C, a camminare ancora per i vicoli del paese sono solo i ripetenti, quelli che ancora non hanno capito.
E allora ringrazio tre volte per questi due giorni di vacanza:
una perché mi sono riposato
una perché ho capito che sto crescendo e -cazzo- anche invecchiando
una perché ho ricordato quei momenti in cui un semplice bacio in spiaggia ti faceva sognare e credere e cantare "you and I are gonna live forever"...

P.S.
poi a Ponza non ci siamo andati...
 
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21 agosto, 2006
Ci vuole calma...
Totosingolo musicale: chi cantava "ci vuole calma e sangue freddo"?
La soluzione è più in basso, ma -come promesso- prima vorrei fissare qui la mia estate 2006, quella che avrebbe dovuto rappresentare l'ultima da "studente fancazzista" ma che -alla fine- non ha vissuto fiammate di irripetibile sagacia e indimenticabile esperienza.
Poco male, almeno mi sono riposato!
Anche quest'anno la meta prefissata è stata l'Isola dei Gabbiani -Porto Pollo per gli smeraldini vip- con il puro intento di 1)non fare un cazzo e 2)fare windsurf il più possibile.
La prima voce è quella riuscita meglio: non ho mai messo le scarpe, non mi sono mai acchittato, e ho dato fondo alla parte più rozza e inutile di me stesso.
La seconda un po' meno: tra pigrizia e impegni di vario genere quest'inverno non mi sono allenato, e sono arrivato lì come un novellino spaventato dalle ondone e dal ventone.
Cosa però che ho condiviso con parecchi surfisti della domenica, anche loro lì in spiaggia a rosicare, visto che su 15 giorni almeno 8 sono stati di buriana totale, e in acqua scendevano solo i fenomeni veri, quelli con la troupe al seguito che fa i documentari tipo "mercoledì da leoni".
Una divertente parentesi l'ha fatta il mio amico Hirai, che gestisce un simpaticissimo locale a Porto Rafael e che mi ha accolto come un fratello quando sono andato a trovarlo. Lui è uno dei veterani dell'Art, di quelli che non ti fanno allontanare dal bancone o tavolo se non barcolli, e che sa gestirsi una vita spericolatissima ma senza mai eccedere più del dovuto. Peccato solo che sia vip come tutta Porto Rafael, ma lo sa, e nel suo lavoro (PR) è un asset insostituibile.
Ammetto che -sulla scia di quanto letto un po' ovunque- quest'anno c'era meno gente. Mi permetto quasi di dire che il traino della Sardegna sta perdendo colpi, e lo testimonia la fauna vista in giro: sempre meno bei gruppi di ragazzi e ragazze, ho visto code interminabili di Mini Cooper Truzze, con dentro tipi improbabilmente Briatore e tipe improbabilmente Paris Hilton. Insomma poco spazio alla tendenza e al benessere "vero", tanta ostentazione di falsi miti modaioli, con orde di sopracciglia rifatte e anoressici bikini anche addosso a chi non se li poteva permettere.
Ma dopotutto sono uno dei pochi che va lì per il vento e per il mare, anche lui ormai sempre più dimesso e -purtroppo- meno smeraldino di quanto fosse qualche anno fa, quando la mia sarda tradizione era agli inizi. E infatti la maschera e il boccaglio sono rimasti a fare polvere nei nostri alloggi, visto che il fondo ormai si è trasformato in un melmoso insieme di piante morte. Un vero peccato.
Quello che invece ha sicuramente visto una crescita e un rinvigorimento è il listino prezzi di quei luoghi. Ok, forse sono un taccagnaccio alla Paperon de' Paperoni, ma il fatto che quest'estate l'abbia iniziata quasi completamente al verde ha acceso in me una certa curiosità per i prezzi e, con stupefacente ovvietà, ho scoperto che ormai non è solo Porto Cervo la zona dove anche un caffè è un lusso. Ma tutta la Costa Smeralda.
E non parlo solo dei grandi classici, ovvero pizza drink e caffè, ma di farmacie, alimentari assortiti e prodotti di vario genere. Insomma il classico mito del "caro prezzi", urlato sdegnosamente dai giornali quando sono andati a fare i conti in tasca a chi si prende l'ombrellone e la sdraio in giro per i nostri litorali, in Costa Smeralda raggiunge il suo apice. Visto che Porto Cervo e Porto Rotondo ormai sono demodè, in Sardegna basta che ci sia scritto "Porto" davanti al nome per essere sicuri di ricevere un surplus economico in ogni genere di bene o servizio locali.
Aneddoto: causa la mia pelle da venusiano sono incappato nel classico eritema solare. Per farmi prescrivere una scatola di antistaminici (sigh) e una crema protezione carta stagnola ho dovuto pagare anche la guardia medica.
E fortuna che non c'era troppa fila, perché il vigile-aguzzino girava distribuendo blocchetti di multe ai turisti in momentanea sosta per ogni genere di servizio.
Entrando nel merito, a Palau è stato inaugurato un nuovissimo parcheggio nel centro della città, che viene regolarmente lasciato vuoto perché la sosta minima è di un'ora, e il prezzo è paragonabile ad un bilocale terrazzato con vista su Trinità dei Monti. Allora o lasci la macchina lì, o arriva il vigile e ti fa la multa.
Poi uno si chiede perché a Palau non ci volevo andare: oltre a dover rischiare quindici anni di galera per omicidio premeditato (perché diciamocelo, il pizzardone avrebbe fatto una brutta fine se mi avesse multato), per strada trovi il non plus ultra della viabilità sarda, ovvero "mortacci tua", "busone", "barbone" e altri improperi che -un po' complice il finestrino aperto- partono quando qualcuno si piazza in terza fila, bloccando anche il traffico aereo dell'aeroporto di Olbia.
Eh sì perché con l'arrivo della sera lo Smeraldino d'importazione si riversa in paese, lasciando l'enorme SUV come se fosse una Smart, strattonando a parolacce la propria donna in giro per le leccatissime vetrine del centro.
Conclusa questa breve parentesi sullo Smeraldino Doc, il 16 tutto ha visto i titoli di coda, e sono tristemente tornato all'ovile. Ironia della sorte ha voluto che il giorno dopo Lucignolo abbia -ovviamente- trasmesso immagini ed eventi proprio di quelle parti, risvegliando in me la stessa domanda che mi faccio ogni anno.
Che ci si va a fare in Costa Smeralda? Non ci sono altri posti dove andare a fare il vip, senza rovinare il mare e lasciare noi poveri (in tutti i sensi...) velisti a goderci il bel venticello delle Bocche di Bonifacio?

Ma non finisce qui. Per chi si fosse sintonizzato solo ora, poco sopra ho pallosamente parlato delle mie vacanze in sardegna e dei miei amici, gli Smeraldini Doc.
Rompo gli indugi: il totocantante di oggi è Paolo Meneguzzi.
No, ho sbagliato.
È Piercortese... No, neanche lui.
Cazzo sono tutti uguali, questi meteorini cantautorali della musica nostrana.
Apro Google, digito "mediterraneofestival" e compare lui, il facciotto tormentone dell'estate scorsa, il grande Luca Dirisio!
Ebbene sì, sono stato a Sogliano Cavour, nell'hinterland leccese, per il Mediterraneo Festival. Scorrendo il sito di cui sopra compare nella fittissima lista di partecipanti il mio cantautore preferito -di cui ometto il nome- che ha condiviso con me la trasferta. E anche la camera del bed&breakfast.
Tutto nasce qualche settima fa, quando l'AmicoMico® suggerisce a Simone la partecipazione (ops mi è scappato il nome) al suddetto festival che, ahinoi, è stato organizzato nel tacco d'Italia. In culo alla luna.
Aneddoti in ordine sparso.
Il primo riguarda la nostra conoscenza geografica del Salento. Trovato un B&B a Galatina (ridente cittadina d'arte, priva di ogni fascino giovanile a parte la fauna femminile locale) ci siamo messi in borsa un costume e un bell'asciugamano da mare. Con il problema che una volta arrivati lì abbiamo scoperto che il mare si trova a decine di chilometri, e scesi dalla macchina abbiamo visto schiere di saracinesche sigillate per ferie. Oltre a qualche coyote e un paio di indiani Navajo che ci indicavano la strada per la Death Valley. 41 gradi all'ombra e colonna sonora di Morricone.
Il secondo riguarda il B&B. Anche qui la distrazione fa 90, come la paura. Bagni in comune e divertente terrazzino che affaccia sulla statale. Menomale che c'è il condizionatore d'aria e che è stato ultimato a Gennaio, perché temevo di incontrare per il corridoio Egon Spengler a caccia di ectoplasma.
Il terzo riguarda proprio il condizionatore. Dovendo volentieri sottostare alle esigenze canore del cantautore, abbiamo deciso di non mettere a rischio la voce con tiepidi freschetti notturni. Ergo finestra aperta e condizionatore tabù.
Il quarto, quindi, riguarda due variabili locali: le zanzare e la millemiglia. Le zanzare da quelle parti sono un incrocio tra Goku Supersayan, il mio amico Ultraman, e un B17 della Seconda Guerra Mondiale. Si teletrasportano anziché volare; compaiono e scompaiono in luoghi random; fanno lo stesso rumore del famigerato quadrimotore. La seconda variante locale è la millemiglia: dovendo dormire con la finestra aperta ho sognato sei volte di seguito la scena di Fantozzi che entra a casa con la pensione, e viene scippato nel suo salotto. Causa i palazzi particolarmente vicini e una certa sensibilità d'udito, sentivo chiaramente ogni mezzo che passava -a tutto gas, laggiù sono completamente pazzi- sotto la finestra della nostra stanza. Con punte tra le sei e le otto e mezzo, condite da inchiodate, bestemmie, improperi in leccese e relativa ripartenza a ruote fumanti.
Il quinto è il tormentone "cesparano". Eh sì perché le guardavo tutte, ma proprio tutte, e ho rischiato una fine da cronaca nera più di una volta. La cosa che mi stupisce è come donne e ragazze così belle riescano a vivere insieme ad esseri maschili così rozzi e piatti.
Il sesto è Mork, che viene da Ork. Scripta manent, non posso andare oltre, ma mi riservo di raccontare di persona a cosa mi riferisco. Chi già sa, prema PLAY sulla radioblog qui a sinistra, c'è la colonna sonora ufficiale!
Il settimo, ed ultimo, riguarda il DVD in camera e la fornitissima videoteca di Sogliano Cavour, che come risultato ci ha fatto affittare Yuppies e L'Allenatore Nel Pallone, da vedere le serate del 18 e 19. Divertentissima la scena in cui a mezzanotte abbiamo scoperto che il lettore era privo di cavo Scart da attaccare alla TV, e quindi abbiamo preso il cellulare e rotto il cazzo al proprietario per farci collegare tutto. Caccolatissimo si è presentato e ci ha risolto il problema. Mito!!
Tornando quasi seri, l'evento è stato un ottimo modo di passare tre giorni, unendo l'utile al dilettevole. Di dilettevole ci sono stati pomeriggi in piscina al ridente Hermitage Hotel, in compagnia dei mohicani locali, che non avendo nulla da fare si riversavano violentemente in acqua, urlando frasi in lingue sconosciute e provocando mini-tsunami gettandosi dal martoriato trampolino.
Fortuna che il contingente romano (cioè noi) non è rimasto a guardare, e complice la presenza fisica del Goodman-Buonomo, abbiamo organizzato una controffensiva degna della cronaca estera di questi giorni (Falluja). La conclusione è piuttosto godereccia: i locali, punti nel vivo, hanno cercato di risollevare le sorti in acrobazia aerea, offrendo invece una colonna sonora irripetibile, data dalle violente pacche di schiena e di pancia sulla spietata superficie liquida. Sorry ragazzi, ma la classe non è acqua!
Di utile c'è la doppia esibizione, la prima valevole un'ottima qualificazione alle finali del 20, la seconda valevole un ascolto dai pregiati padiglioncini auricolari della giuria che, schiava di un'organizzazione non esente da ritardi, ha faticosamente eletto il vincitore (anche lui della zona, un quasi autoctono) all'una e mezza di notte.

In mezzo l'impagabile esibizione di Luca.
Il grande Luca.
Che si è presentato bianco cadaverico, incazzato nero, scortato da due tirapiedi usciti da Bodyguards di Neri Parenti e un manager pelato e sudato incazzato ancora più di lui. Ah era anche in ritardo.
Tralascio le scene che riguardano la sua arroganza nel backstage, e la sua propensione a socializzare (d'altronde non è previsto dal cachet), ma in un festival di quel livello poteva almeno sforzarsi di cantare. Invece ha solo saltellato, ha fatto finta di cantare tre pezzi (playback integrale, credo anche delle frasi fatte che ha detto tra un pezzo e l'altro), ed è sparito di nuovo nelle tenebre della campagna salentina.
Forse fa così perché sa davvero cosa sono calma e sangue freddo.
Grazie Luca, e grazie alla tua maiuscola esibizione, ora non mi sento più in colpa per aver perso il concerto di Madonna qualche settimana fa!
Luca, ma Luchino... devo dirti una cosa... (Yuppies)
 
posted by Stefano at 21:48 | Permalink | 0 comments
16 agosto, 2006
Show must go on...
Sono tornato dalle vacanzone estive, surfando poco ma riposando tanto.
Direi che ci stava tutto, conto di scrivere un paio di aneddoti al più presto... ;-)
 
posted by Stefano at 22:11 | Permalink | 0 comments