Ladies and gentlemens, l'estate è giunta al termine.
Sembrava ieri che sbraitavo davanti al monitor, contando i minuti tra me e il primo agosto, ed eccomi qui, con in mano una manciata di giornate perse e dimenticate nella quotidianità vacanziera. O forse nell'empietà del mio senso di vivere, che poco alla volta diventa senso di esistere.
Ho celebrato la conclusione della mia ventisettesima estate con un week-end al circeo, di quelli "cotti e mangiati" in meno di 10 minuti.
In realtà sarei dovuto stare qui a casa, a studiare, perché il 5 ho un esame all'uni. Il penultimo. Ma alle 9 di ieri mattina il Gattone mi ha chiamato, stava a Roma e non aveva ancora disfatto il valigione (ampio terrazzato, doppi servizi) che si era portato in vacanza su e giù per il globo. E voleva andare al Circeo, promettendo una ponzata vip da trentasei ore, sulla sua barca, bevendo vino, guardando bikini altrui e facendo un po' di sane chiacchiere.
Come rifiutare?
Doveva venire anche il Cantautore, ma ha dato forfait, causa forza maggiore (la donna). Forse quando saremo innamorati e fidanzati gli daremo ragione. Per ora, da single, faccio fatica a farlo.
Questo brevissimo ma tuttosommato intenso weekend (c'è di mezzo una supercoppa persa, ma lasciamo perdere) ha risvegliato in me ricordi di vecchie vacanze, passate a calpestare gli stessi luoghi, a guardare gli stessi posti, a sentire gli stessi odori. Se Balduina ci ha cresciuto come una madre, per noi la mitologica maga Circe è una zia che non sente il peso degli anni, solo un po' quello del traffico e degli assessori a caccia di soldo facile.
Dopo un brevissimo trasferimento in duo (preceduto da uno zaino fatto in fretta e furia), io con la mia bestiola, il Gattone con la sua -che ha due ruote in più ma corre quasi uguale- abbiamo fatto una fugacissima sosta alla villa, e ci siamo diretti al porto per vedere la barca, dare un'occhiata al bollettino meteo, e capire che aria tira il 26 Agosto al Circeo. E scopro con un certo stupore che ogni diportista che paga (non poco) un posto barca in quello pseudo-porto deve anche avere a che fare con un nugolo di persone che, solertemente incaricate dal Comune di non so dove, si preoccupano di far pagare due euro l'ora ad ogni auto posteggiata, o sei euro al giorno se si va fuori. Praticamente chi se ne va in vacanza 7 giorni in barca deve anche fare i conti con questi tizi che non fanno altro che riscuotere, visto che il posteggio non è minimamente custodito ma solo ripitturato di blu.
Quant'era bello da piccoli, ci vedevamo lì dopo che eravamo stati in paese, le strisce erano bianche, il bar vendeva birre, e non era raro addormentarsi in auto e risvegliarsi senza rompicoglioni la mattina dopo, per tornare a casa guidando zig-zag tra le mammine che facevano la spesa a La Cona.
Il bollettino meteo sembrava una raccolta di notizie Ansa su Beirut 1975, ma abbiamo fatto finta di niente e abbiamo detto "dai domattina si va a Ponza!".
Unica nota di vero colore l'insopportabile tizia cicciona (sì cicciona, al diavolo i termini politically correct) che non sapeva fare il suo lavoro e stava lì sicuramente per grazia di qualche parente al comune/regione o chissà dove. Il suo compito era fregare i due euro l'ora dando il meno resto possibile, e mettendoci il maggior tempo possibile. Ma che male c'è? Dopotutto lei nella vita non credo possa avere molte altre aspirazioni, e quello è l'unico momento nella sua piatta giornata lavorativa in cui può essere ricordata. E ci riesce, altrimenti non starei qui a parlarne.
Risaliti in macchina (dopo neanche 10 minuti) abbiamo deciso di farci ancora male, e siamo andati verso Saporetti. Il mitico Saporetti.
Anche lì negli anni ci ho passato interminabili giornate a non fare un cazzo, a prendere il sole, a socializzare con ragazze che mai mel'hanno data, mai ho risentito, e che mai mi hanno veramente considerato.
Momenti dolceamari, che per certi versi disprezzo.. ma li ricordo tutti.
Bene, da Saporetti c'era il finimondo. un mare di persone, ombrelloni pieni a vista d'occhio, tanti ragazzi e ragazze coetanei, più grandi, più piccoli. Tatuati, infiocchettati, alcuni Armani, altri Punkettoni.. alcuni che giocavano a Beach, altri che si facevano un mare di canne. Accanto a mamme siliconate e mamme poco curate, che a quell'ora stavano raccattando il marasma di mocciosi che -noncuranti di ceti, status e cagate varie- giocano sempre tutti insieme. Tipiche le scenette familiari "mamma mamma, oggi ho conosciuto un bambino, dice che il papà sta in galera da quando era piccolo e la mamma esce tutte le sere per lavorare, posso andare a casa sua a giocare con le macchinette, tanto c'è la babysitter rumena?"
Risposta scontata.
Menomale che dopo vanno verso la macchina, e rivedi uno spaccato di normalità vacanziera: il papà di famiglia Lacoste che tira fuori con destrezza il suo enorme SUV Audi (merito dei sensori di parcheggio), mentre il bambino agita la mano salutando il suo amico meno fortunato, che dice alla mamma "vieni vieni vieni stop" perché la panda scassata non ha sistemi di parcheggio di nessun tipo. Poi ogn'uno verso casa.
Noi compresi, perché non avevamo il costume e farsi il bagno o una partita di beach era fuori luogo.
Parentesi cena-partita-doccia e siamo di nuovo in carreggiata, questa volta è il turno del Paese.
Ripida salita verso il paese, trafficatissimo, incasinatissimo. Anche lui pitturato di blu, perfino sui muretti.
E anche lui pattugliato da questi esserini insignificanti che anziché starsene a casa a farsi le canne o accudire un bambino cicciottello e rompicoglioni, scassano il cazzo a chi sta al Circeo per riposarsi.
Anche qui non c'è ceto, non c'è status. Non c'è classismo: puoi anche essere Tronchetti Provera, e presentarti con il Ferrari, ma lo scassacazzi di turno viene, e con la prassi già vista al porto ci mette un'ora a darti il resto, un'ora a compilarti quel cazzo di foglietto per la sosta, e neanche ringrazia o saluta. Tanto la macchina lì ce la devi lasciare, e pure se ti manda a fanculo tu i soldi glieli devi dare. Soldi che finiranno in tasca a chissà chi, ma questa è un'altra storia.
Ladies and Gentlemens, il 26 Agosto 2006 il paese del Circeo era affollatissimo e leccatissimo!
Poco importa che le facce erano di sconosciuti -sembra quasi che chi aveva casa qui l'abbia venduta o affittata- il Circeo sembrava rinato, con tante belle ragazze acchittate, inseguite da tanti sfigati che -come me qualche anno fa- le corteggiavano senza mai ricevere nulla in cambio, se non delle sane e amare lezioni di vita.
Corsi e ricorsi storici, e a riguardo mi viene in mente il pallido ricordo dell'ultima puntata de "I ragazzi della Terza C", dove tutta la classe se ne va e saluta i nuovi arrivati che -ironia della sorte- sembrano delle controfigure dei protagonisti che avevamo amato tutte le puntate precedenti. Quasi a voler dire che i protagonisti cambiano, ma la sostanza rimarrà sempre quella.
E così è: ieri le facce stupite di chi lì c'era cresciuto mimavano le facce dei "matusa" che noi, dieci anni fa, incontravamo per le vie del centro. E magari si chiedevano la stessa cosa: "ma chi cazzo è tutta questa gente?!". E smarriti cercavano un volto amico, conosciuto, per chiedergli se era tutto uno scherzo.
Come noi ieri.
Il Circeo cambia, diventa più blu e più vittima di assessori a caccia del soldo facile, ma la sostanza non cambia.
E non cambiano neanche le persone: ho rivisto Gaia, un'amica che passava con noi del gruppo gran parte del tempo. Poi è partita, ha intrapreso la carriera militare.
Ed è cambiata: volto più maturo, voce più impostata. Abbigliamento più curato, ma sempre la stessa: se non la saluti tu per primo puoi anche starle davanti al muso, colcazzo che ti saluta.
E ti rivengono in mente infiniti momenti così stupidamente inutili, che adesso anche ripetuti fino al vomito non ricorderesti mai. Mi vengono in mente quei pomeriggi nuvoli, passati sempre e comunque lì da Saporetti a chiacchierare, a tirarsi la sabbia. A parlare poi di cosa?! Eravamo così piccoli e stupidi che al massimo si parlava di motorini, si spettegolava di quello o quell'altro sfigato in giro. E basta perché a parte la scuola e gli impicci tra tizio e caio non c'era molto da fare.
Ma ricordo con così tanta nostalgia quelle interminabili catene del cuore: dove una amava uno che però era fidanzato con una, che a sua volta gli metteva le corna con un altro che era amato da una amata dal fidanzatino cornuto e così via. Quasi peggio del calciomercato, appena una coppia scricchiolava cominciavano a muoversi le figure sullo scacchiere, creando e distruggendo coppie apparentemente estranee a tutto.
Anche perché all'epoca c'erano le coppie trainanti, e quelle trainate: il migliore amico del trombeur in auge si metteva quasi sempre con la migliore amica della trombeur ammazza-uomini, e quasi sempre o si scioglievano due coppie, o una coppia e un'amicizia.
Ladies and Gentlemens oggi credo di aver definitivamente sotterrato l'illusione che i momenti passati tra amici, a ridere per il gusto di farlo, a bere e scherzare perché ti andava di farlo e non per odiosi ruoli incollati addosso col tempo sono finiti.
Come i ragazzi della Terza C, a camminare ancora per i vicoli del paese sono solo i ripetenti, quelli che ancora non hanno capito.
E allora ringrazio tre volte per questi due giorni di vacanza:
una perché mi sono riposato
una perché ho capito che sto crescendo e -cazzo- anche invecchiando
una perché ho ricordato quei momenti in cui un semplice bacio in spiaggia ti faceva sognare e credere e cantare "you and I are gonna live forever"...
P.S.
poi a Ponza non ci siamo andati...