Are you gonna be the one who saves me?
21 agosto, 2006
Ci vuole calma...
Totosingolo musicale: chi cantava "ci vuole calma e sangue freddo"?
La soluzione è più in basso, ma -come promesso- prima vorrei fissare qui la mia estate 2006, quella che avrebbe dovuto rappresentare l'ultima da "studente fancazzista" ma che -alla fine- non ha vissuto fiammate di irripetibile sagacia e indimenticabile esperienza.
Poco male, almeno mi sono riposato!
Anche quest'anno la meta prefissata è stata l'Isola dei Gabbiani -Porto Pollo per gli smeraldini vip- con il puro intento di 1)non fare un cazzo e 2)fare windsurf il più possibile.
La prima voce è quella riuscita meglio: non ho mai messo le scarpe, non mi sono mai acchittato, e ho dato fondo alla parte più rozza e inutile di me stesso.
La seconda un po' meno: tra pigrizia e impegni di vario genere quest'inverno non mi sono allenato, e sono arrivato lì come un novellino spaventato dalle ondone e dal ventone.
Cosa però che ho condiviso con parecchi surfisti della domenica, anche loro lì in spiaggia a rosicare, visto che su 15 giorni almeno 8 sono stati di buriana totale, e in acqua scendevano solo i fenomeni veri, quelli con la troupe al seguito che fa i documentari tipo "mercoledì da leoni".
Una divertente parentesi l'ha fatta il mio amico Hirai, che gestisce un simpaticissimo locale a Porto Rafael e che mi ha accolto come un fratello quando sono andato a trovarlo. Lui è uno dei veterani dell'Art, di quelli che non ti fanno allontanare dal bancone o tavolo se non barcolli, e che sa gestirsi una vita spericolatissima ma senza mai eccedere più del dovuto. Peccato solo che sia vip come tutta Porto Rafael, ma lo sa, e nel suo lavoro (PR) è un asset insostituibile.
Ammetto che -sulla scia di quanto letto un po' ovunque- quest'anno c'era meno gente. Mi permetto quasi di dire che il traino della Sardegna sta perdendo colpi, e lo testimonia la fauna vista in giro: sempre meno bei gruppi di ragazzi e ragazze, ho visto code interminabili di Mini Cooper Truzze, con dentro tipi improbabilmente Briatore e tipe improbabilmente Paris Hilton. Insomma poco spazio alla tendenza e al benessere "vero", tanta ostentazione di falsi miti modaioli, con orde di sopracciglia rifatte e anoressici bikini anche addosso a chi non se li poteva permettere.
Ma dopotutto sono uno dei pochi che va lì per il vento e per il mare, anche lui ormai sempre più dimesso e -purtroppo- meno smeraldino di quanto fosse qualche anno fa, quando la mia sarda tradizione era agli inizi. E infatti la maschera e il boccaglio sono rimasti a fare polvere nei nostri alloggi, visto che il fondo ormai si è trasformato in un melmoso insieme di piante morte. Un vero peccato.
Quello che invece ha sicuramente visto una crescita e un rinvigorimento è il listino prezzi di quei luoghi. Ok, forse sono un taccagnaccio alla Paperon de' Paperoni, ma il fatto che quest'estate l'abbia iniziata quasi completamente al verde ha acceso in me una certa curiosità per i prezzi e, con stupefacente ovvietà, ho scoperto che ormai non è solo Porto Cervo la zona dove anche un caffè è un lusso. Ma tutta la Costa Smeralda.
E non parlo solo dei grandi classici, ovvero pizza drink e caffè, ma di farmacie, alimentari assortiti e prodotti di vario genere. Insomma il classico mito del "caro prezzi", urlato sdegnosamente dai giornali quando sono andati a fare i conti in tasca a chi si prende l'ombrellone e la sdraio in giro per i nostri litorali, in Costa Smeralda raggiunge il suo apice. Visto che Porto Cervo e Porto Rotondo ormai sono demodè, in Sardegna basta che ci sia scritto "Porto" davanti al nome per essere sicuri di ricevere un surplus economico in ogni genere di bene o servizio locali.
Aneddoto: causa la mia pelle da venusiano sono incappato nel classico eritema solare. Per farmi prescrivere una scatola di antistaminici (sigh) e una crema protezione carta stagnola ho dovuto pagare anche la guardia medica.
E fortuna che non c'era troppa fila, perché il vigile-aguzzino girava distribuendo blocchetti di multe ai turisti in momentanea sosta per ogni genere di servizio.
Entrando nel merito, a Palau è stato inaugurato un nuovissimo parcheggio nel centro della città, che viene regolarmente lasciato vuoto perché la sosta minima è di un'ora, e il prezzo è paragonabile ad un bilocale terrazzato con vista su Trinità dei Monti. Allora o lasci la macchina lì, o arriva il vigile e ti fa la multa.
Poi uno si chiede perché a Palau non ci volevo andare: oltre a dover rischiare quindici anni di galera per omicidio premeditato (perché diciamocelo, il pizzardone avrebbe fatto una brutta fine se mi avesse multato), per strada trovi il non plus ultra della viabilità sarda, ovvero "mortacci tua", "busone", "barbone" e altri improperi che -un po' complice il finestrino aperto- partono quando qualcuno si piazza in terza fila, bloccando anche il traffico aereo dell'aeroporto di Olbia.
Eh sì perché con l'arrivo della sera lo Smeraldino d'importazione si riversa in paese, lasciando l'enorme SUV come se fosse una Smart, strattonando a parolacce la propria donna in giro per le leccatissime vetrine del centro.
Conclusa questa breve parentesi sullo Smeraldino Doc, il 16 tutto ha visto i titoli di coda, e sono tristemente tornato all'ovile. Ironia della sorte ha voluto che il giorno dopo Lucignolo abbia -ovviamente- trasmesso immagini ed eventi proprio di quelle parti, risvegliando in me la stessa domanda che mi faccio ogni anno.
Che ci si va a fare in Costa Smeralda? Non ci sono altri posti dove andare a fare il vip, senza rovinare il mare e lasciare noi poveri (in tutti i sensi...) velisti a goderci il bel venticello delle Bocche di Bonifacio?

Ma non finisce qui. Per chi si fosse sintonizzato solo ora, poco sopra ho pallosamente parlato delle mie vacanze in sardegna e dei miei amici, gli Smeraldini Doc.
Rompo gli indugi: il totocantante di oggi è Paolo Meneguzzi.
No, ho sbagliato.
È Piercortese... No, neanche lui.
Cazzo sono tutti uguali, questi meteorini cantautorali della musica nostrana.
Apro Google, digito "mediterraneofestival" e compare lui, il facciotto tormentone dell'estate scorsa, il grande Luca Dirisio!
Ebbene sì, sono stato a Sogliano Cavour, nell'hinterland leccese, per il Mediterraneo Festival. Scorrendo il sito di cui sopra compare nella fittissima lista di partecipanti il mio cantautore preferito -di cui ometto il nome- che ha condiviso con me la trasferta. E anche la camera del bed&breakfast.
Tutto nasce qualche settima fa, quando l'AmicoMico® suggerisce a Simone la partecipazione (ops mi è scappato il nome) al suddetto festival che, ahinoi, è stato organizzato nel tacco d'Italia. In culo alla luna.
Aneddoti in ordine sparso.
Il primo riguarda la nostra conoscenza geografica del Salento. Trovato un B&B a Galatina (ridente cittadina d'arte, priva di ogni fascino giovanile a parte la fauna femminile locale) ci siamo messi in borsa un costume e un bell'asciugamano da mare. Con il problema che una volta arrivati lì abbiamo scoperto che il mare si trova a decine di chilometri, e scesi dalla macchina abbiamo visto schiere di saracinesche sigillate per ferie. Oltre a qualche coyote e un paio di indiani Navajo che ci indicavano la strada per la Death Valley. 41 gradi all'ombra e colonna sonora di Morricone.
Il secondo riguarda il B&B. Anche qui la distrazione fa 90, come la paura. Bagni in comune e divertente terrazzino che affaccia sulla statale. Menomale che c'è il condizionatore d'aria e che è stato ultimato a Gennaio, perché temevo di incontrare per il corridoio Egon Spengler a caccia di ectoplasma.
Il terzo riguarda proprio il condizionatore. Dovendo volentieri sottostare alle esigenze canore del cantautore, abbiamo deciso di non mettere a rischio la voce con tiepidi freschetti notturni. Ergo finestra aperta e condizionatore tabù.
Il quarto, quindi, riguarda due variabili locali: le zanzare e la millemiglia. Le zanzare da quelle parti sono un incrocio tra Goku Supersayan, il mio amico Ultraman, e un B17 della Seconda Guerra Mondiale. Si teletrasportano anziché volare; compaiono e scompaiono in luoghi random; fanno lo stesso rumore del famigerato quadrimotore. La seconda variante locale è la millemiglia: dovendo dormire con la finestra aperta ho sognato sei volte di seguito la scena di Fantozzi che entra a casa con la pensione, e viene scippato nel suo salotto. Causa i palazzi particolarmente vicini e una certa sensibilità d'udito, sentivo chiaramente ogni mezzo che passava -a tutto gas, laggiù sono completamente pazzi- sotto la finestra della nostra stanza. Con punte tra le sei e le otto e mezzo, condite da inchiodate, bestemmie, improperi in leccese e relativa ripartenza a ruote fumanti.
Il quinto è il tormentone "cesparano". Eh sì perché le guardavo tutte, ma proprio tutte, e ho rischiato una fine da cronaca nera più di una volta. La cosa che mi stupisce è come donne e ragazze così belle riescano a vivere insieme ad esseri maschili così rozzi e piatti.
Il sesto è Mork, che viene da Ork. Scripta manent, non posso andare oltre, ma mi riservo di raccontare di persona a cosa mi riferisco. Chi già sa, prema PLAY sulla radioblog qui a sinistra, c'è la colonna sonora ufficiale!
Il settimo, ed ultimo, riguarda il DVD in camera e la fornitissima videoteca di Sogliano Cavour, che come risultato ci ha fatto affittare Yuppies e L'Allenatore Nel Pallone, da vedere le serate del 18 e 19. Divertentissima la scena in cui a mezzanotte abbiamo scoperto che il lettore era privo di cavo Scart da attaccare alla TV, e quindi abbiamo preso il cellulare e rotto il cazzo al proprietario per farci collegare tutto. Caccolatissimo si è presentato e ci ha risolto il problema. Mito!!
Tornando quasi seri, l'evento è stato un ottimo modo di passare tre giorni, unendo l'utile al dilettevole. Di dilettevole ci sono stati pomeriggi in piscina al ridente Hermitage Hotel, in compagnia dei mohicani locali, che non avendo nulla da fare si riversavano violentemente in acqua, urlando frasi in lingue sconosciute e provocando mini-tsunami gettandosi dal martoriato trampolino.
Fortuna che il contingente romano (cioè noi) non è rimasto a guardare, e complice la presenza fisica del Goodman-Buonomo, abbiamo organizzato una controffensiva degna della cronaca estera di questi giorni (Falluja). La conclusione è piuttosto godereccia: i locali, punti nel vivo, hanno cercato di risollevare le sorti in acrobazia aerea, offrendo invece una colonna sonora irripetibile, data dalle violente pacche di schiena e di pancia sulla spietata superficie liquida. Sorry ragazzi, ma la classe non è acqua!
Di utile c'è la doppia esibizione, la prima valevole un'ottima qualificazione alle finali del 20, la seconda valevole un ascolto dai pregiati padiglioncini auricolari della giuria che, schiava di un'organizzazione non esente da ritardi, ha faticosamente eletto il vincitore (anche lui della zona, un quasi autoctono) all'una e mezza di notte.

In mezzo l'impagabile esibizione di Luca.
Il grande Luca.
Che si è presentato bianco cadaverico, incazzato nero, scortato da due tirapiedi usciti da Bodyguards di Neri Parenti e un manager pelato e sudato incazzato ancora più di lui. Ah era anche in ritardo.
Tralascio le scene che riguardano la sua arroganza nel backstage, e la sua propensione a socializzare (d'altronde non è previsto dal cachet), ma in un festival di quel livello poteva almeno sforzarsi di cantare. Invece ha solo saltellato, ha fatto finta di cantare tre pezzi (playback integrale, credo anche delle frasi fatte che ha detto tra un pezzo e l'altro), ed è sparito di nuovo nelle tenebre della campagna salentina.
Forse fa così perché sa davvero cosa sono calma e sangue freddo.
Grazie Luca, e grazie alla tua maiuscola esibizione, ora non mi sento più in colpa per aver perso il concerto di Madonna qualche settimana fa!
Luca, ma Luchino... devo dirti una cosa... (Yuppies)
 
posted by Stefano at 21:48 | Permalink |


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