Scampato.
Anche questo San Valentino sembra essere passato senza troppi danni.
L'anno scorso non ero single, ma dopotutto il terribile 14 Febbraio è un momento abbastanza disastroso, sia per chi è "accoppiato" che per chi è da solo.
Da una parte le coppie che "devono" celebrare il loro stare insieme, con cenette e seratine a tinte rosa e cuoricini.
Dall'altra chi passa le notti a rivoltarsi in un letto vuoto, che se squilla il cellulare è il solito amico cazzone o il solito sfruttatore negriero, che ha solo bisogno dell'ennesimo lavoro.
Questo blog dovrebbe essere quindi da una parte l'elogio della solitudine, ma per certi versi meriterebbe anche di essere l'apologia della vita di coppia.
Oggi ho capito che la vita, specialmente quella sentimentale, è quanto di più infinitamente insoddisfacente possa esistere. È paradossale come le "coppie" abbiano spinte evasive, necessità di scappare e cambiare, voglia di stare da soli e farsi i cazzi propri con i rispettivi amci. E forse è ancor più paradossale che questi amici (single) abbiano voglia invece "di fare a cambio", e rinunciare a tutto pur di dividere la propria vita con qualcun'altra/o.
Fatto sta che l'interminabile insoddisfazione ha risvolti epicamente ridicoli: a volte mi chiedo perché non mi sono esposto di più, perché effettivamente non "mi sono dato da fare" e sono ancora solo; altre volte mi chiedo perché mi sono accontentato in quel modo, ho "mortificato" così le mie esigenze estetiche e -dopotutto- umane a favore di quello che gli antropologi chiamano istinto.
È proprio colpa dell'istinto e, secondo me, di una cultura che continua inesorabile la sua azione demolente nei suoi confronti.
Quindi da una parte delle spinte naturali e animali che -saltando gli scabrosi tabù culturali che ci portiamo appresso- ci fanno svegliare la mattina con la reale necessità di dividere il nostro spazio e, se vogliamo, le nostre quotidiane fatiche con un pizzico di "piccante chimicità" che l'essere single non soddisfa.
Dall'altra questa imperante individualità individualista, che con enormi forbici ci ritaglia dal contesto sociale, e ci appiccica in ovali insiemi di nebuloso "divertimento" da fruire soltanto da soli. Gli esempi si sprecano: l'Ipod si sente da soli, in discoteca si urla solo per dire cosa si vuole bere, le moto veloci sono quasi monoposto, le pubblicità disegnano persone sole che godono della propria individualità.
Un mondo di cacasotto praticamente. Di gente che non riesce a fidarsi di nessun'altro all'infuori di sè stessi, che fatica a mettersi in gioco perfino con il proprio io, che si "inganna" e si "nasconde" i problemi e gli intoppi caratteriali. E che non sa ascoltare. Se stesso in primis.
Vorrei tanto capire cosa succede. Vorrei tanto dire "ok, qui è tutta una merda, da dove si esce?"
In realtà è la dura vita di tutti i giorni. Possiamo andare al bagno ed espletare le nostre funzioni fisiologiche leggendo un ticker sulle quotazioni di borsa, possiamo scrivere lettere e recapitarle in pochi istanti con un click. Possiamo perfino inviare fiori virtuali ad una bella neozelandese, con l'unica distanza che separa il puntatore del mouse dal pulsante "invia".
Eppure, anche quando poi andiamo in Nuova Zelanda e imponiamo nuovi standard di prestazione sessuale, ci voltiamo dall'altra parte, la testa che guarda verso il muro appoggiata su un cuscino sconosciuto, e siamo nuovamente da soli.
Soli in un mondo dove perfino la prestazione sessuale è frutto di diagnosi mediche e medicinali se "qualcosa non va". Ma vorrei sapere tanto chi ha deciso cos'è che va e cosa non va. Al di fuori della testa di chi si sente davvero coinvolto, e chi invece lo fa solo perché "lo deve fare".
E perché questa cultura -sempre lei- ci impone il tabù del sesso. Ma se non lo facciamo siamo degli sfigati. E se lo facciamo male abbiamo bisogno del dottore che -per i più sfortunati ma secondo me meno coinvolti- prescrive costosissime pilloline blu, che per quanto mi riguarda potrebbero benissimo essere delle zigulì.
Insomma, in cosa consiste questo San Valentino?
Vedo tre principali scopi, da applicare a seconda del segmento di appartenenzza: il primo, dedicato alle coppie neonate, utile per dimostrare all'altro che "ci siamo", per fare un regalo, per dare maggiore importanza alla coppia. Una sorta di consacrazione.
Il secondo, dedicato alle coppie "di vecchia data", che sfruttano l'occasione per tentare la strada della rinascita, per esorcizzare la stanca che inevitabilmente capita quando due persone (inconsapevolmente ma volutamente) sole si obbligano a stare insieme, e magari per rispolverare un utilizzo non strettamente fisiologico alle loro zone basse.
Il terzo, dedicato ai lupi solitari, per fare il punto della situazione, chiedersi "chi sono dove vanno che fanno", e perché se si guardano intorno c'è il deserto.
In tutti e tre i casi ci troviamo in un'aula del tribunale, alla sbarra, con un insieme giudicante che rappresenta la società. E che ha una gran fretta di giudicarci e condannarci su antiquati e odiosi stereotipi sociali, che come "prova schiacciante" porta il non aver comprato lo Swatch edizione San Valentino, e non aver prenotato una romantica cenetta in qualche ristorantino al centro.
Finiamola qui. Alla fine è vero, sono un falco a metà, che vive privo di catene sentimentali, ma vorrebbe tanto averne di belle grosse.
Di quelle che ti fanno svegliare ogni mattina e ti fanno sentire il bisogno di dire "anche oggi per me sarà come San Valentino".
Anzi meglio, più vero.