Are you gonna be the one who saves me?
31 gennaio, 2006
Blue Jay Way
Povero blog.
Come al solito quando mi trovo "incasinato" è il primo a rimetterci.
E povera Wonderwall, tutta sola, tutto questo tempo.
La colpa è principalmente dell'università, sono nel pieno della sessione e non è sempre facile trovare il tempo di fare tutto, tra cui quello per vedere amici e passare una serata insieme.
Devo dire che invece il tempo l'ho trovato venerdì scorso, e sono uscito con Pinklady e un'amica, andando in quel covo di esseri soli, l'Art Cafè.
La serata è volata, ed è stata molto divertente, giocata su un insolito gioco delle parti che non mi capitava di fare da molto tempo. Ancora una volta ho scoperto che potevamo andare anche in una bettola, tanto il calore e l'ospitalità del luogo la fa chi divide tempo e spazio con te.
Ma non ho deciso di scrivere un blog per parlare dell'ennesima serata passata a bere e sbirciare delcoltee in giro per il locale (tra cui abbondavano tette rifatte), ma del quadro alla Jason Pollock che mi sto trovando davanti.
Sto parlando del ritratto della mia situazione attuale.
Qualche giorno fa ho sentito la mia ex, ha perso il lavoro, non gli rinnovano il permesso di soggiorno, ha ricevuto lo sfratto e ha un grave problema di salute. Insomma la classica telefonata che ti fa dire "oh menomale, va tutto bene"...
Per un momento mi sono chiesto se stavo rivivendo Final Destination, ma ho riflettuto un po', ho "indagato" quel tanto che basta, e ho raccolto ragionevoli prove che la situazione è tutt'altro che disperata.
Perché allora venire a porsi in questa maniera? Ok, ho la fortuna di prendere "easy" le preoccupazioni della vita (che purtroppo a volte rasenta lo stoicismo), ma questo non mi ha aiutato per niente a cercare una via di "revisionismo", e riconquistare almeno una parte della stima perduta. Peccato.
Poi c'è il discorso lavoro. Dopo un mesetto di pace dei sensi, il calderone ha ripreso a bollire, e ci sono bei progetti dentro che aspettano solo una sana cottura a puntino. Solo che questa volta sarà una sfida molto più interessante del solito: si parte da un foglio bianco, dovrò sguinzagliare tutta la mia creatività e tirare fuori qualcosa di davvero innovativo e inedito. Ne vale della mia tesi, dopotutto!
A proposito di tesi e università, ho giusto una storiella da raccontare sul mio recente esame di sociologia dei consumi (un paio di settimane fa).
L'esame mi ha impegnato lo stretto necessario (l'ho preparato in una decina di giorni), ma dopotutto affrontava tematiche che ho già studiato in passato. Una sorta di ripassone da infiocchettare con gli ideali e i termini usati dalla prof.
Una delle tematiche che abbiamo affrontato è lo status symbol, la piramide sociale, e il "trickle-down effect". All'esame c'era anche un collega di quelli che riconosci da lontano.
Il classico fighetto giacca di raso, jeans strappato ma non troppo, scarpetta leccata e soprattutto cinta con fibbia D&G grossa come il cofano di un SUV.
Ovviamente non manca al ritratto la tipica tintarella delle "Lampados" (isole famose per i loro impianti trifacciali), patacca al polso grande come il portellone del SUV di cui sopra e un'infinità di videofonini dell'ultima generazione, rigorosamente appoggiati ovunque insieme alle chiavi-telecomando+portachiavi da due etti abbondanti.
Direi che basta.
Insomma è un tipico fuoricorso siderale, di quelli che hanno il nome impresso nel cemento dei nuovi lavori dell'università, quelli a cui dedicheranno un'aula e le svariate famiglie che ha sfamato grazie ai suoi interminabili studi.
(ok non è bastato).
Era lì per curiosare, riuscendo pure a pescare non so dove un foglio a due facce con un riassuntaccio scarabocchiato dell'esame. Dopo un po' che girovagava e cercava di ambientarsi, mi si è messo vicino e -dopo interminabili momenti passati a fissarmi tipo il canetto di Frasier- ha incominciato a chiedermi un po' di cose sull'esame.
Ero preparato abbastanza bene, inoltre stavo ripetendo il programma ad una mia collega e non potevo dire di no. Mi sarei smascherato da solo: "ma come ripeti il programma a me che sono la più bella fica del mondo e non a lui che è un cazzone lampadato? Allora sei un porco che mi circuisce con lo studio per portarmi a letto!!"
Come se non sapessi che finito l'esame il primo letto dove si sarebbe tuffata è proprio quello del cazzunciello. Brutta bestia l'invidia?
Tornando a noi, non riusciva ad arrivare agevolmente ad alcuni concetti legati allo status symbol, alché ho tirato ad indovinare: gli ho detto "senti, se ti fanno una domanda strana, butta gli appunti e pensa al Caienne Turbo, all'Ammer, al Panerai e a Milano Marittima!".
La risposta (che temevo) è stata un rimbombante "ma a Milano Marittima conosco tutti, ci ho anche passato il capodanno!!". Che culo!
Era l'ultimo a fare l'esame (io il terz'ultimo) e, complice il trenta che ho portato a casa, mi sono seduto ad aspettare il suo turno. Per sapere come sarebbe andata a finire.
Manco lo sto a dire: promosso con un sano 20, grazie ai suoi ideali un po' bizzarri sul consumismo attuale (povera prof, e bravo lui dopotutto).
Eh sì, a volte si pensa di aver visto proprio tutto (tra cui piazzate di studenti a professori), a questa -per ora- le batte tutte: Frasier che in poco meno di un'ora si impara a memoria una ventina di frasi fatte, si siede all'esame, gli incalla di Milano Marittima e delle sgommate in spiaggia col Caienne Turbo e prende venti!!
...dovrei presentargli la mia ex, chissà questa marcata dicotomia potrebbe rivelarsi una perfetta "sintesi degli opposti".
Nel frattempo mi gusto questa nottata di festeggiamenti (passata con il mio cantante preferito - vedi Duo di Picche) per il trenta portato a casa anche oggi.
Sò proprio un secchione!
 
posted by Stefano at 02:11 | Permalink | 1 comments
23 gennaio, 2006
Pannasmontata top sites?
Dopo una nottata "di prove", ho iscritto il mio blog alla "toplists" di Cristina, un vulcano di idee per la comunità dei blogger, e autrice della grafica di questo blog.
Questa volta si tratta di una "top list" tra i siti che usano un suo template.
Cliccando sul bannerino, quello sotto Miss Wonderwall, il mio blog riceverà un voto e contemporaneamente aprirà il sito con tutti i blogger iscritti, offrendo l'occasione di leggere nuovi blog, incorniciati nelle gradevoli grafiche che Cristina sforna quotidianamente, senza chiedere nulla in cambio.
Buona navigazione... e "stay tuned": con la sessione d'esami in corso trovo sempre qualcosa che vale la pena di raccontare ;)
 
posted by Stefano at 16:38 | Permalink | 1 comments
18 gennaio, 2006
The Rolling People
Oggi mi sento un po' più Verve del solito.
Sarà che ho rispolverato Urban Hymns, un disco che trovo davvero geniale.
A metà tra il rock psichedelico e sonorità più tipicamente brit, in un mix che -alla sua uscita- ha fatto inginocchiare anche gli Oasis con cui i Verve hanno diviso più di una tournee.
Al contrario dell'ultimo disco da solista di Ahcroft che, dopo un'ascolto "pirata", mi è sembrato un po' troppo banale.
Momento sonnambulo ma sgargiante, in cui con le mani tremanti e l'occhio da panda macino pagine su pagine di libri e manuali, infilandomi in testa decine di definizioni che spero verranno rimpiazzate un giorno da ricordi ben più gradevoli (se non altrettanto appaganti). Per farla breve mi trovo a cavallo della sessione d'esami (ho già messo una tacca la settimana scorsa, me ne aspetta una la prossima), la penultima del mio "secondo tentativo universitario" cominciato un paio d'anni fa e che sta ormai giungendo in vista dei titoli di coda.
Ammetto che nelle vene, distogliendo lo sguardo dai libri, scorre un po' di amarezza.
Ricorderò con notevole nostalgia le mattinate passate sulle scalette dell'aula magna, a prendere il sole, sbirciando sopra le caviglie scoperte delle mie colleghe che, accarezzate dall'aria primaverile, ricominciavano a mettere vestiti più tipicamente estivi, dai colori vivi, a ripensarci adesso quasi psichedelici.
E non dimenticherò le lezioni passate insieme a scherzare, i pomeriggi passati tra un the e un panino a ripassare per l'imminente esame, le mega sbronze ad Ariccia tra fiumi di romanella e tonnellate di porchetta.
E non dimenticherò neanche gli interminabili attimi passati a conoscere le mie compagne di studi, intrappolato da un'attrazione di cui resto puntualmente vittima, passate a chiacchierare e discutere, facendo vergognosamente tardi (entrambi) ma con questo constante "solletico" della novità, di entrare nella nuova realtà, di fare nuove amicizie.
Per certi versi è paradossale parlare di primavera quando fuori dalla finestra l'inverno impera incontrastato, ma vorrei tanto trovare la leva che rallenta un po' questa corsa, o un pedale, un sistema insomma che dia un maggiore spessore alle giornate che -come violente raffiche- si susseguono tra una vacanza e l'altra.
Giornate passate a lavorare (ormai poco, mi sto concentrando sull'imminente laurea) e a studiare.
Anche lo studio è per certi versi cambiato: ormai mi mancano una manciata d'esami, quello che c'era da sapere più o meno lo so, e mi trovo a rivedere sempre le stesse cose da punti di vista diversi... ma simili agli altri.
Insomma è successo di nuovo: la mia attenzione si è scostata un attimo dalla quotidianità e dai soliti impegni, e mi ritrovo a fare tediosissime riflessioni esistenziali, combattendo una sorta di nostalgia che in realtà non è nostalgia.
Un sentimento strano, un disagio interiore, un urlo silenzioso, che ti chiede divertimento, di stare bene. Ma non bene fisicamente o mentalmente -grazie a Dio sto benissimo- un bene "spensierato", color pastello, limpido, una sensazione che hai conosciuto un paio di volte nella vita e che vorresti rivivere di continuo.
Non saprei descriverla in termini concreti, è una sensazione simile a un lungo sorso di fresca acqua sorgiva, un plaid che ci scalda fino alle orecchie mentre fuori piove a dirotto, il profumo di "una lei" che mi abbraccia e mi bacia la prima sera che siamo usciti insieme, in un mare di curatissimi capelli.
...La quotidianità, la realtà.
Da un lato solida e sicura realtà, fatta di stipendi, tetti e calde coperte.
Dall'altro crudele e rutilante realtà, cielo grigio, binari consumati e sbarre invisibili.
E in mezzo loro. The Rolling People.
Gente maledetta, geniale, disposta a scacrificare tutto pur di non fermarsi mai. Che vive poco, ma quel poco lo vive senza limiti, senza misure, senza risparmiare nulla a quel corpo che li porta a spasso. Mi viene in mente il mito di Jim Morrison, che arrivò a rendersi brutto pur di non essere più amato dalla gente che ormai lo adorava ai limiti della follia collettiva. Mentre lui voleva solo cantare e uccidere la quotidianità.
Chiudendo il libro e mettendo a fuoco quello che c'è fuori, scopro sempre di più come la vita sia uno zoo. Come quei gironi infernali dove decine di animali, stanchi di vivere ma obbligati all'esistenza da solerti veterinari, guardano con occhi disperati quei mammiferi bipedi che li hanno catturati e sbattuti tra quattro pareti a sbarre, senza neanche lo spazio per sgranchirsi un po' le zampe.
Bipedi che senza gabbie non sanno vivere, gabbie questa volta fatte di cultura, denaro, occupazione, famiglia e futili surrogati di felicità.
Da un lato vorrei trovare un lavoro, una casa, una donnetta che mi cucina le fettuccine e mi stira le camicie; dall'altro vorrei mandare a fanculo tutto, andare a vivere sulla spiaggia più bella del mondo, surfare dalla mattina alla sera, e dormire ogni notte con una donna diversa.
Per molti la laurea significa finalmente diventare grandi e decidere cosa si farà nella vita. Anche io deciderò cosa fare, ma per ora so solo che rinuncerei a morire vecchio pur di poter ricordare e raccontare ogni giorno della mia breve esistenza da qui in avanti.

But here we are the rolling people
Can't stay for long
We gotta go

So come alive with the rolling poeple
Don't ask why
We don't know now
 
posted by Stefano at 02:30 | Permalink | 1 comments
10 gennaio, 2006
Nowhere man?
Sto cominciando a sviluppare la tesi che Wonderwall mi porti sfiga.
Cioè, manco a farlo apposta, miss goodbye mi ha detto goodbye.
O meglio, ho deciso che in base agli ultimi -noiosi e inaspettati- eventi/sviluppi taglierò "la parte compromessa" e ricomincerò ad alzarmi dal letto senza prima guardare il cellulare.
Una libertà non da poco!
In realtà il palo non l'ho preso, ho solo fatto una violenta sterzata e evitato l'inevitabile, un po' codardamente, un po' consapevolmente del fatto che sì, dopotutto, con le donne non ho mai imparato un cazzo.
La mia indole, che con le donne non ama particolarmente "le mezze misure" e i falsi opportunismi, purtroppo si manifesta in tutta la sua realtà, facendomi vivere situazioni di "sufficiente indifferenza" in talune occasioni, ed "eccessiva interiorizzazione" con altre.
Stamattina non è stata facile, lo ammetto.
Fuori un sole caldissimo, cielo turchese e un'esplosione di verde quasi primaverile mi ha travolto quando ho aperto la finestra.
Il cellulare muto, con il suo ripetitivo salvaschermo multicolore, mi ha ricordato che oggi il verde e la natura li avrei visti soltanto con due occhi.
Ho anche cancellato il suo numero dalla rubrica. Puerile!
Beh diciamo che adesso mi sento un po' perso, lo ammetto. Una sorta di nowhere man.
Che vita sarebbe senza le illusioni? Illusioni che fungono un po' da "aspartame" della realtà, non dolci come le emozioni, ma sufficienti a farci tirare avanti.
E cosa c'è di meglio, per una donna, che sentirsi corteggiata e amata senza dover dare nulla in cambio?
E cosa c'è di meglio, per un uomo, di corteggiare in equilibrio sul sottile filo della compromissione, illudendosi che un giorno tutto ciò avrà un perché?
Ecco il vero motivo della mia dipartita: mi sono accorto che il frutto del desiderio cominciava ad essere un po' troppo in alto da raggiungere, e quello che inseguivo -ancora una volta- era il desiderio di autogratificazione, di vincere "la sfida", piuttosto che davvero stringere una mano e baciare una donna amata. Che tempi.
Classica situazione in cui si desidera tantissimo qualcosa, e una volta che si ha per le mani.. non sappiamo che farcene.
O forse classica situazione in cui la volpe, troppo in basso per raggiungere l'uva, si schermisce dicendo che è robaccia acerba?

He's a real nowhere man,
Sitting in his nowhere land,
Making all his nowhere plans
for nobody.
Doesn't have a point of view,
Knows not where he's going to,
Isn't he a bit like you and me?
 
posted by Stefano at 00:21 | Permalink | 2 comments
07 gennaio, 2006
Something...
Prima di entrare nel merito di questo pezzo di Harrison, di cui è uscita una spettacolare (auto?)biografia nelle librerie, voglio osservare un minuto di silenzio per le vacanze invernali appena concluse.
Evito di riportare il famoso detto popolare dell'Epifania, ma una cosa è certa: la prossima festa arriva a Pasqua. Il che è tutto dire: si rimonta in sella, e ricomincia il GP.
Le serate post-capodanno sono passate all'insegna dello studio, visto che l'11 ho un esame di sociologia dei consumi, o almeno c'ho provato: un paio di disavventure lavorative mi hanno fatto sprecare 3 pomeriggi interi, e di 10 giorni che avevo a disposizione per preparare tutto ne sono rimasti 7. Scarsi. Fortuna che l'esame mi sta appassionando, e quindi fare scorpacciate di capitoli e paragrafi non mi pesa quanto altri esami che ho preparato. Speriamo sia un buon segno.
In compenso un raggio di luce mi ha risollevato il morale: grazie al prezioso contributo di "Miss Goodbye" adesso ho tutti gli appunti delle lezioni, un vero "regalo" che mi aiuterà enormemente in fase di ripasso.
Ma ovviamente non l'ho passata liscia. O meglio, lei era partita e tornata a casa, portandosi in valigia gravi crisi di coppia e giorni passati completamente in salita.
Tra un'abbuffata e l'altra ci siamo sentiti per telefono, lei credo per farsi risollevare da una "voce amica", io per farmi risollevare dal duro viaggio delle festività natalizie che, anche se consumato in ciabatte, richiede sempre una certa fatica.
L'altro ieri è tornata da casa (non è di Roma), e ci siamo prima sentiti, poi visti. Un po' con la scusa degli appunti, un po' con la scusa di farci gli auguri in ritardo (che poi non ci siamo fatti).
Speravo di uscirne indenne, ma così non è stato. Devo fare più attenzione, questa volta il palo rischio di prenderlo ad una velocità un po' troppo sostenuta; non è come She's Electric, che non ho avuto spiragli di luce (d'altronde l'ho vista solo due volte).
Miss Goodbye è di quelle che ti entrano dentro, non so se per "dono naturale" o per sviluppatissime capacità nel far subito vibrare le corde giuste.
Ma mi sono ritrovato a voler cambiare le carte in tavola.
Era nato come un gioco, alla fine c'era solo una "sensazione latente" nel profondo, sovrastata da uno scherzoso gioco delle parti, dove sai che fare "il cicisbeo" ha il solo scopo di farsi due risate, fingersi innamorato e fare allusioni scherzosamente compromettenti. Lo chiamano flirtare, ma trovo che sia un po' riduttivo, visto che non ci siamo limitati a sgallettare insieme, anzi sono usciti argomenti piuttosto interessanti e profondi. E la vocina latente già cominciava a farsi più insistente.
Beh avrò gli appunti, ho una certezza in più che passerò decorosamente questo esame, ma una parte di me ormai è compromessa. Mi è bastato rivederla.
Quando crescerò?
 
posted by Stefano at 01:55 | Permalink | 0 comments
01 gennaio, 2006
Sunday Morning Call
Oggi è una domenica un po' particolare, la prima dell'anno, anzi il primo giorno dell'anno.
I botti del 31 ancora fanno eco nella testa, un po' appesantita dall'alcol che inevitabilmente mi è finito in circolo.
Ieri devo dire è stata una serata del tipo "question mark", divertente e non divertente, lunga e unica, ma con solide basi "routinarie".
Tutto è nato qualche giorno fa, quando ero intenzionato a fare una cena tra amici (e dopo cena alcolico) qui a casa da me. Pochi ma buoni, una bella mangiata, un po' di vino e tante chiacchiere, condite da musica -chiaramente- brit.
Le defezioni ci hanno fatto dirottare l'attenzione sulla festa di altri "amici di amici", che hanno prestato la casa ad un party di 25 persone circa, dove ogn'uno come da tradizione ha dovuto portare qualcosa da mangiare, e qualcosa da bere.
L'età media, a parte noi del "nocciolo duro", si attestava intorno ai vent'anni, quindi un po' tutti hanno portato lasagne e cannelloni fatti dalla mamma... ma nessuno aveva voglia di mettersi dietro ai fornelli per dargli una scaldata al forno.
Insomma per farla breve io e Simone ci siamo dati al catering, manovrando la cucina e proponendo portate su portate agli altri ospiti, che erano divisi tra il bere tutto il bevibile e il rollarsi canne di dimensioni improbabili.
E lì mi sono sentito vecchio. Ero uguale a loro, i capodanni passati a morire di fame, ma con ogni genere di altre inutilità intorno erano la prassi che oggi, con del (poco) sale in zucca in più, non fa più parte delle nostre feste.
La gente era carina, divertente se vogliamo, ma ho socializzato praticamente nulla, mi sono limitato a "fare baracca" con le solite facce conosciute, chiacchiere, foto... insomma una serata come tante altre, di quelle all'insegna del passato e non del futuro.
Mi ero proposto di passare un capodanno con un po' di gente nuova, mi piace cambiare, ma non ci sono riuscito completamente.
Tre, due, uno... Olè è il 2006, bottiglie di spumante si sono aperte in rapida successione con il classico botto, tutti abbiamo bevuto senza bicchieri facendo girare le circa otto o nove bottiglie, cantando la musica brit che usciva dalla tv+dvd riadattata a stereo e chiedendoci un po' tutti cosa porterà il nuovo anno nelle nostre vite, nei nostri cuori, e (perché no) nelle nostre tasche. Ancora una volta il catering l'ho fatto io, infornando il cotechino con le lenticchie e distribuendolo generosamente un po' a tutti. Lenticchie in quantità ovviamente, come da tradizione.
Quello che alla fine ho vissuto è stato del sano divertimento, e quando una chitarra è finita tra le mani di Simone e del Goodman la situazione è mutata radicalmente. Siamo un po' tutti entrati nel mood, e ci siamo messi a cantare a squarciagola i pezzi degli Oasis, ritrovando un po' quell'identità collettiva di festa che dopo la cena era parzialmente venuta meno.
L'epilogo è da feste liceali: in parecchi si sono sentiti male, e non c'è da stupirsi, visto che la successione alcolica non è stata crescente (come raccomandano i bevitori doc), e che nello stomaco c'erano piatti non tipicamente leggeri, anzi bei mattoni. Un po' tutti a turno si sono abbracciati la Tazza del Cesso e, camaleonticamente, hanno ripreso un colorito umano.
Gli sfortunati che invece volevano usare il bagno per altri scopi hanno dovuto accontentarsi del terrazzo. Fortuna che non passava nessuno sotto!
Quando verso le quattro è cominciato il ritorno a casa mi sono trovato di fronte a un bivio: andare anche io a dormire, o passare all'Art Cafè, per fare gli auguri ai colleghi che non vedevo da tanto, e per fare quattro sani salti in un posto adibito a quell'uso.
Ovviamente ho optato per il localone, facendo il breve tratto che mi divideva dalla meta rischiando la patente, e non solo.
Il problema non è stato solo la pioggia torrenziale: tutto allagato, strade trafficate come se fosse pomeriggio, e posti di blocco su lungotevere quasi ad ogni semaforo. Tutti guidavano completamente ubriachi, e c'è poco da sperare nella transigenza di vigili e pattuglie che la notte di capodanno hanno corso da tutte le parti per raccogliere cocci e strappare patenti. Paletta e via, multa milionaria e patente in un cassetto per un mese.
Fortunatamente sono arrivato all'Art senza intoppi, ma la missione era tutt'altro che conclusa: quando si lavora principalmente il pomeriggio e negli uffici, non conosci nessuno che fa la porta. E che ovviamente è istruito per non far entrare neanche il Papa. Se a questo aggiungiamo che la serata imponeva l'abito scuro e io ero in jeans, maglione e neanche la camicia, il piano ha rischiato di fallire.
Fortuna che le mie abilità dialettiche (e ovviamente il fatto che io lì dentro ci lavoro davvero) hanno avuto il loro peso... e tempo 5 minuti ero in console a saltare con tutti i vecchi amici, compreso il VJ che è tornato "dietro i fornelli" proprio ieri sera.

La serata si è conclusa in modo davvero unico: ero in macchina, cominciava ad albeggiare. La radio emetteva suoni indistinti (o meglio che non ascoltavo), quando all'ultimo semaforo che mi divideva da casa RDS ha trasmesso Champagne Supernova degli Oasis. Ho svoltato dalla parte sbagliata, ed ho allungato apposta il tragitto per gustarmi tutta la canzone.
Insomma il mio capodanno 2006 si è concluso con Champagne Supernova, non potevo chiedere di meglio!
Oggi invece ho sentito forte in me la Domenica, quella che viene dopo i bagordi, fatta di mal di testa, qualche rimpianto per quello che si poteva fare e non si è fatto, e un po' di malinconia.
Beh io a questa Sunday Morning Call non ho risposto, sono rimasto a letto fin quando ha fatto notte, e mi sono alzato solo quando davvero non ce la facevo più a rimanere sotto il caldo piumone.
Una Domenica di inizio anno, quasi la Sunday Morning Call di tutto il 2005 che abbiamo lasciato alle spalle.
Una chiamata che è rimasta nel vuoto perché, dopotutto, non sono ancora così vecchio da dovermi privare di alcol e spensieratezza tipici di chi ha almeno cinque o sei anni meno di me... facendolo "cum grano salis"!
 
posted by Stefano at 19:36 | Permalink | 1 comments