Are you gonna be the one who saves me?
07 gennaio, 2006
Something...
Prima di entrare nel merito di questo pezzo di Harrison, di cui è uscita una spettacolare (auto?)biografia nelle librerie, voglio osservare un minuto di silenzio per le vacanze invernali appena concluse.
Evito di riportare il famoso detto popolare dell'Epifania, ma una cosa è certa: la prossima festa arriva a Pasqua. Il che è tutto dire: si rimonta in sella, e ricomincia il GP.
Le serate post-capodanno sono passate all'insegna dello studio, visto che l'11 ho un esame di sociologia dei consumi, o almeno c'ho provato: un paio di disavventure lavorative mi hanno fatto sprecare 3 pomeriggi interi, e di 10 giorni che avevo a disposizione per preparare tutto ne sono rimasti 7. Scarsi. Fortuna che l'esame mi sta appassionando, e quindi fare scorpacciate di capitoli e paragrafi non mi pesa quanto altri esami che ho preparato. Speriamo sia un buon segno.
In compenso un raggio di luce mi ha risollevato il morale: grazie al prezioso contributo di "Miss Goodbye" adesso ho tutti gli appunti delle lezioni, un vero "regalo" che mi aiuterà enormemente in fase di ripasso.
Ma ovviamente non l'ho passata liscia. O meglio, lei era partita e tornata a casa, portandosi in valigia gravi crisi di coppia e giorni passati completamente in salita.
Tra un'abbuffata e l'altra ci siamo sentiti per telefono, lei credo per farsi risollevare da una "voce amica", io per farmi risollevare dal duro viaggio delle festività natalizie che, anche se consumato in ciabatte, richiede sempre una certa fatica.
L'altro ieri è tornata da casa (non è di Roma), e ci siamo prima sentiti, poi visti. Un po' con la scusa degli appunti, un po' con la scusa di farci gli auguri in ritardo (che poi non ci siamo fatti).
Speravo di uscirne indenne, ma così non è stato. Devo fare più attenzione, questa volta il palo rischio di prenderlo ad una velocità un po' troppo sostenuta; non è come She's Electric, che non ho avuto spiragli di luce (d'altronde l'ho vista solo due volte).
Miss Goodbye è di quelle che ti entrano dentro, non so se per "dono naturale" o per sviluppatissime capacità nel far subito vibrare le corde giuste.
Ma mi sono ritrovato a voler cambiare le carte in tavola.
Era nato come un gioco, alla fine c'era solo una "sensazione latente" nel profondo, sovrastata da uno scherzoso gioco delle parti, dove sai che fare "il cicisbeo" ha il solo scopo di farsi due risate, fingersi innamorato e fare allusioni scherzosamente compromettenti. Lo chiamano flirtare, ma trovo che sia un po' riduttivo, visto che non ci siamo limitati a sgallettare insieme, anzi sono usciti argomenti piuttosto interessanti e profondi. E la vocina latente già cominciava a farsi più insistente.
Beh avrò gli appunti, ho una certezza in più che passerò decorosamente questo esame, ma una parte di me ormai è compromessa. Mi è bastato rivederla.
Quando crescerò?
 
posted by Stefano at 01:55 | Permalink |


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